Breve storia del movimento Hospice

Fin dall’antichità si ha testimonianza di strutture in cui ci si prendeva cura della persona in fine vita o di persone gravemente ammalate.

Strutture che inizialmente costituivano un rifugio per chi era impegnato in pellegrinaggi religiosi e aveva bisogno di spazi di ristoro, nel corso dei secoli questi luoghi si sono trasformati in strutture di accoglienza per persone sofferenti, malate e non necessariamente impegnate in percorsi spirituali. È nel XIX secolo che, però, viene utilizzato per la prima volta il termine Hospice (dal latino “hospes” che significa ospite) a indicare una struttura di Lione in cui veniva data accoglienza e cura alle persone morenti. Questa parola è stata poi ripresa a indicare il "movimento hospice" che si è sviluppato in Inghilterra negli anni ’60 con l’apertura del “St. Christopher’s Hospice” (1967), a opera di Cecily Saunders. Questo movimento è parte integrante di un approccio più ampio che caratterizza le “cure palliative”.

Nel 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito le cure palliative come "cure totali prestate alla persona affetta da una malattia che non risponde più alle terapie utilizzate per raggiungere la guarigione". Esse rappresentano l’integrazione organica delle terapie mediche e dei supporti psicologici, socio assistenziali e solidaristici, volti all’ottimizzazione della qualità di vita delle persone affette da malattie inguaribili a rapida evoluzione, in fase avanzata e terminale. Esse affermano il valore della vita e considerano la morte come un evento naturale.